MUSEUM GARAGE Miami
Museum Garage è un parcheggio multipiano che può contenere 800 veicoli, progettato dallo studio Tim Haahs e ubicato nel Design District, un quartiere anticamente di magazzini e officine, che dall’inizio degli anni Duemila si è progressivamente convertito in polo commerciale della moda e dell’arredamento, soprattutto per via dell’impulso di un developer locale, Craig Robins.
Come in molte città statunitensi, a Miami la mobilità è garantita prevalentemente dall’automobile per cui il successo di una destinazione dipende dalla possibilità di parcheggio nelle vicinanze. Il progettista e curatore Terence Riley ha perseguito un’idea allo stesso tempo generosa e astuta: ha suddiviso la facciata in cinque parti, assegnando ad altrettanti autori (incluso il proprio studio) il compito di crearne una sezione.
Il grande volume si è così animato di più “messe in scena” dove il risultato è una successione di frammenti sgargianti che giocano con l’estetica eccessiva di Miami, saltellando tra i pastelli dell’Art Déco dei primi del Novecento, il postmodernismo alla Miami Vice e il gusto tutto statunitense per la car-culture.
La testata corta dell’edificio è stata affidata allo studio newyorchese Work AC, che ha ispessito la facciata per poter inserire una gamma di piccoli spazi pubblici, che si arrampicano sino alla copertura dove è inserito un auditorium all’aperto. Appena svoltato l’angolo, compaiono le grandi forme globulari disegnate da J. MAYER H. und Partner, di maglia metallica a colori vividi. La parte centrale, dalla quale si accede al garage, è affidata all’artista francese Nicolas Buffe ed è un accumulo di figure stampate in 3D, che mescolano estetica dei manga e un omaggio a Barocco e Rococò. Lo studio spagnolo Clavel Arquitectos appende 45 scocche di veicoli vagamente vintage, dipinti con oro e argento, che suggeriscono un ingorgo verticale.
La sequenza si conclude con la composizione più trattenuta di K/R (Keenen / Riley), un edificio con le sue consuete finestre e terrazze la cui pelle rimanda con ironia alla segnaletica arancione e bianca tipica dei lavori stradali. Lo studio Speirs + Major ha curato il progetto di illuminazione: al tramonto, le cinque facciate così diverse sono unificate da una luce quasi magica, che rafforza ulteriormente l’apparenza di un miraggio multicolore. (Foto Miguel De Guzmán)